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Fabio Bianchi

La materia è imprescindibile in qualsiasi creazione artistica,anche i Concettuali se ne accorsero nonostante criticassero il sistema. Nella pittura poi la materia,su qualunque supporto,è essenziale e nei vari movimenti ha avuto alterna fortuna. Esaltata da ‘Tachisme’,’Cobra’ ed ‘Art brut’negli anni ’50,venne poi consacrata dagli Informali e,viceversa,trascurata negli anni ’60 quando si privilegiava l’immagine o commerciale della ‘Pop art’ o raffinata della ‘Op art’. Dopo l’impasse della ‘Minimal art’riacquistò fra anni ’60 e ’70 prestigio con l’ ‘Arte povera’ che esaltò diversi residui oggettuali. Oggi,ad inizio di un nuovo millennio,molti artisti non ne hanno dimenticato l’importanza e, stante il predominio tecnologico,molti pittori non disdegnano un approccio ‘materico’. Come Azra Huskich, croata, da anni residente in Italia, che predilige la solidità da bassorilievo dell’olio fissato sulla tela direttamente dal tubetto ottenendo così composizioni caratterizzate da un’energica e collaborante teoria di punti su fondi neutri. Sommatoria ed accostamento di colpi di tubetto – tondeggianti, magnetici e filamentosi – generano così un originale ‘pointillisme’ sospeso fra traslazione mnemonica, dimensione fiabesca e contenuta astrazione. I soggetti delle sue tele – sempre e comunque ermetici, spesso criptici perciò tanto più suggestivi – nascono da gesti voluti, ripetuti, all’apparenza relativi invero preordinati ad un progetto modificabile sull’onda della variabile ispirazione. Huskich ha scelto un procedimento senza dubbio lento, probabilmente dispendioso per la quantità di materia necessaria ma anche coinvolgente perché permette di controllare l’equilibrio compositivo,valorizzare la bidimensionalità della superficie, procedere non gerarchicamente ma paratatticamente. Se svincolata da immagini, loghi o codici semantici la materia equipotenziale implica inusitate virtualità energiche ed evocative quasi fosse metafora o prolungamento di ricerche esistenzialiste. Inoltre la manipolazione diretta enfatizza per Huskich la sensazione di libertà tipica di qualsiasi espressione artistica, stimola parallelismi talora arditi ed impasti sapienti che dal fondo piatto istituiscono una dialettica fra pieno e vuoto, ricco e povero, smagliante ed omogeneo. La poetica perseguita da Huskich non ricerca effetti materici, all’artista preme sottolineare vitalità e forza della materia rilasciata dal tubetto che struttura il dipinto. Il colore può invece essere indifferente, avere solo funzione psicologica ed in alcune opere le scelte cromatiche sono casuali, secondarie rispetto alle dense concentrazioni Sinuose e solipsistiche le sue composizioni ondeggiano allora tra organicismo elementare, forme ameboidi e riconoscibili strutture geometriche nel tentativo di sintetizzare in piccolo la complessità del mondo non dimenticando le dimensione del tempo e della storia evidenti nei fondi antichizzati e nella sorvegliata sintassi.

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